Amico mio, che grossa fregatura che t’ho dato

E’ stato in Spagna che la mia generazione ha appreso che si può aver ragione ed essere sconfitti, che la forza può distruggere lo spirito, che a volte il coraggio non ottiene nessuna ricompensa (Albert Camus)

E’ successo l’imprevedibile, l’impensabile, quello che meno ci saremmo aspettati. Gli uomini che tra il 1936 e il 1939 hanno lasciato il loro paese per andare a combattere in Spagna contro il fascismo non sono tutti morti, come noi tutti e tanti altri avevamo creduto. Ce n’è rimasto ancora uno: si chiama Jesus Garcia Martinez, è un francese di origine spagnola, vive a Tolosa e ha 106 anni. E noi stiamo per andare ad incontrarlo.

Mi sono chiesto che senso ha, oggi, a film chiuso, andare ad incontrare quest’uomo. Cos’altro potrà aggiungere alle storie che abbiamo già raccolto? Cosa può avere da dirci? Me lo sono chiesto e richiesto. Appena ho saputo della sua esistenza ho subito saputo che sarei andato ad incontrarlo, ma il perché, quello no, quello non lo sapevo. La prima volta che ho saputo della sua esistenza era una notte di gennaio di quest’anno. Era tardi, molto tardi e sarei dovuto essere a letto già da tanto eppure non mi decidevo a farlo. Apro facebook e l’algoritmo che mi conosce come le sue tasche mi propone la foto di un uomo, molto vecchio ma ancora con uno sguardo duro e diretto. Leggo velocemente le righe che accompagnano la foto, si tratta di un reduce della guerra di Spagna, passo avanti, ne ho viste tante di foto di reduci. Sono tutti morti e io sono andato avanti rispetto a questa storia. Ma poi torno indietro su quel post scritto da un inglese su un gruppo storico, comincio a leggere, quell’uomo è vivo. Contatto subito l’inglese, evidentemente anche lui un notturno, mi risponde immediatamente. Da quel giorno inizia la ricerca per incontrare Jesus. E comincia la domanda: perché incontrarlo?

Oggi, quando mancano pochi giorni a questo incontro, credo di potermi dare una risposta che, in fondo, sapevo già. C’è qualcosa in questa guerra che mi attrae morbosamente. E’ quel tipo di guerra che si combatte anche se sai che la perderai, anche se sai che è perduta. Assomiglia maledettamente alla trama di uno dei film che amo di più, quel “Giù la testa” di Sergio Leone che racconta di un rivoluzionario irlandese già sconfitto in patria che cerca una tregua lontano dalla sua isola ma non sa tenersi lontano dalla Rivoluzione e poco prima di morire dice al suo amico messicano a cui aveva trasmesso il morbo rivoluzionario: “amico mio, che grossa fregatura che t’ho dato“. Ecco, la Rivoluzione, scritto la R maiuscola, quell’idea di cambiare tutto ad ogni costo e sul piatto ci metti la tua vita, senza starci troppo a pensare.

Jesus è uno di questi uomini. Quando scoppia la guerra civile lascia la Francia e va a combattere in Spagna con la XIV Brigata Internazionale, ha solo 18 anni. Viene ferito nella terribile battaglia di Teruel, viene rimandato in Francia a curarsi. Appena guarito torna in Spagna a combattere, viene ferito ancora, partecipa alla retirada, rientra in Francia. Quando la Francia viene invasa dai tedeschi entra nella resistenza. Ha fatto di tutto per morire prima del tempo ma il destino non ha voluto ed ora noi andiamo ad incontrarlo, per sentire la sua storia, per guardarlo negli occhi e vedere se ancora brilla la scintilla della Rivoluzione.

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